La Storia

I frati Cappuccini umbri arrivarono in Amazzonia nel 1909. Erano in quattro: Agatangelo da Spoleto, Martino da Ceglie Messapica, Domenico da Gualdo Tadino, Ermenegildo da Foligno. Arrivarono a Manaus il 26 luglio, dopo trenta giorni di viaggio, per poi proseguire fino al confine che unisce il Brasile alla Colombia e al Perù, nella regione dell’Alto Solimões, in piena foresta pluviale. Le condizioni ambientali piegarono ben presto la salute dei primi missionari (uno di loro morì appena un anno dopo), ma molti altri ne arrivarono negli anni successivi. Iniziarono subito a lavorare con gli indios, costruendo una struttura sociale che aveva al suo centro una piccola chiesa, intorno a cui crescevano villaggi e città, scuole e ambulatori. I missionari si trasformarono in insegnanti, infermieri, carpentieri, agricoltori. In un secolo, lungo le rive del Rio Solimões, i frati Cappuccini umbri hanno segnato il territorio con la propria presenza e un’instancabile opera di evangelizzazione e promozione umana, che è arrivata a sostenere il lavoro di recupero di usi, costumi, tradizioni degli indios ticuna, quasi annientati dall’onda coloniale dei secoli precedenti. Approcciarsi a una terra così diversa e per molti aspetti aspra ha significato dover superare mille difficoltà fisiche; accostarsi alle popolazioni indigene, così lontane dalla propria cultura di appartenenza, è stata la sfida più grande che essi hanno accolto con gioia, cercando di farsi ultimi tra gli ultimi. I frati che fanno parte della storia di questa missione hanno costruito case, strutture sociosanitarie, a volte intere cittadine, ma soprattutto sono coloro che hanno cominciato a costruire ponti solidi, perché fatti di amore sincero, tra le popolazioni dell’Amazzonia e la provincia serafica dei Cappuccini dell’Umbria. Si sono fatti poveri tra i poveri, contribuendo, ognuno nel suo specialissimo modo, a ridare dignità e speranza a questi fratelli. 

Missionari in Alto Solimões

In 110 anni di presenza missionaria in Amazzonia (1909-2019), si è compiuto un grande cammino. L’impegno religioso e lo sviluppo umano e culturale nei confronti del popolo indigeno sono andati di pari passo. La missione dei Cappuccini umbri in questo territorio persiste tutt’oggi attraverso un cristianesimo giovane ed entusiasta. Condivisione, fiducia, speranza ed aiuto reciproco, continuano ad essere le caratteristiche fondanti del rapporto tra i figli di san Francesco e i ticuna. Non ci sono alunni né maestri, ma solo due culture che lentamente si sono mescolate e arricchite a vicenda, formando un’unica famiglia. L’Amazzonia resta terra di missione, e i frati Cappuccini sono spesso l’unica voce capace di far echeggiare il grido delle popolazioni indigene e lottare insieme, in difesa dei loro diritti e della loro identità culturale. Lo slancio di questi missionari di oggi prende esempio dai missionari di ieri e prosegue nel cammino segnato dall’inculturazione e la cooperazione, perché le tradizioni e la cultura degli indigeni possano essere sempre rispettate, laddove addirittura non debbano essere recuperate, e allo stesso tempo si instauri sempre il processo virtuoso per cui l’assistenzialismo venga abbandonato in vista di una maggiore autoconsapevolezza di questi popoli.

Oggi per noi frati la Missione in Amazzonia significa principalmente questo: formare giovani, uomini e donne, come protagonisti della missione affidata da Gesù agli Apostoli e ai discepoli di annunciare il Regno di Dio e costruirlo fin d’ora, qui sulla Terra, con i suoi valori di fraternità, solidarietà, giustizia e salvaguardia del Creato!